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Panico a Wall Street, era già successo a inizio anno

Panico a Wall Street, era già successo a inizio anno

Ottobre come gennaio? Chi si occupa di azionario probabilmente si sarà posto questa domanda, d’altronde dopo quanto successo ieri a Wall Street non potrebbe essere altrimenti. La pressione di vendita è stata incredibile e ha letteralmente spazzato via i torni che martedì avevano provato timidamente a riprendere il controllo delle operazioni. A gennaio il timore era che il brusco aumento della crescita degli utili societari fosse un segnale di una crescita dell'inflazione e la propensione al rischio precipitò. Stavolta sono stati i rendimenti dei Treasury a far letteralmente crollare la propensione al rischio e guarda caso proprio a Ottobre (che storicamente è un mese decisamente negativo anche per l’azionario).

 

Il crollo di ieri potrebbe aver avuto inizio con un tracollo dei giganti tecnologici statunitensi (Amazon e Netflix su tutti) ma la paura si è diffusa rapidamente tant’è che il Dow e l’SP 500 hanno perso entrambi circa il 3%. L'indice VIX della volatilità sulle opzioni dell’SP 500 è salito al livello più alto da aprile ma considerate che c’è ancora molta strada al rialzo prima di arrivare ai livelli di gennaio. Questo è un element di cui tenere conto per le prossime settimane.

 

Ovviamente in questo scenario i trader abbandonano le azioni a più alto rischio spostando la liquidità verso porti più sicuri come appunto le obbligazioni USA piuttosto che lo Yen. Una delle peculiarità del movimento di ieri è che il dollaro non si è apprezzato, continuando la correzione. Ciò è avvenuto per un semplice motive: i differenziali di rendimento continuano a guidare le mosse del biglietto verde e rispetto a qualche giorno fa si sono ridotti. Nel frattempo non è mancato l’intervento di Trump che ha definito "folle" la Fed per il suo inasprimento che, a suo avviso, è "sbagliato” e troppo rapido. Ora, con la stagione delle trimestrali nuovamente alle porte, ci si deve chiedere se questa svendita si trasformerà in qualcosa di più preoccupante o se i tori torneranno prepotentemente alla ribalta. Se così fosse dovranno farlo rapidamente, entro qualche giorno.

 

Ma veniamo ai dati della giornata nera di ieri. Il NASDAQ chiudeva con un -4,1%, l'indice SP 500 -3,3% e il Dow -3,2%. I future sono stati oggetto di ulteriori pressioni perdendo circa lo 0,7%. I mercati asiatici hanno seguito l'esempio con il Nikkei -4,0% e Shanghai in calo del 4,9%. La sessione europea sta evidenziando, invece, un timido tentative di rimbalzo. Per quanto riguarda le materie prime stiamo assistendo a un forte consolidamento sui metalli preziosi, mentre il Petrolio è sottoposto a forti pressioni trattandosi del più rischioso del comparto.

 

Sul fronte macro-economico l'attenzione andrà tutta sull'inflazione statunitense di settembre: l'IPC delle 14:30 dovrebbe mostrarci un core al + 0,2% su base mensile, ma scendere sull’annualizzato al + 2,4% (da + 2,7% di agosto) a causa di un brusco picco +0,5% del settembre 2017. Alle ore 17 spazio anche alle scorte di Petrolio (in ritardo di 1 giorno causa festività USA) col greggio che dovrebbe mostrarci scorte in crescita di 2,8 milioni di barili (dopo il + 8,0 milioni di barili la scorsa settimana), mentre i distillati sono previsti in calo di 2,0 milioni di barili (-1,8 milioni la scorsa settimana) e per la benzina attese scorte in calo di 0,2 milioni. Attenzione perché alle ore 11 dovrebbe parlare Mark Carney e alle 13:30 verranno rilasciati I verbali BCE rilativi all’ultima riunione di politica monetaria.

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